Orti urbani
La prima tappa per rintracciare la campagna che resiste alla città è a Torre Maura; ci si arriva dalla Casilina o dalla Prenestina e di tutte e due le strade parliamo in altro capitolo. Il quartiere sembra un luogo mediorientale immerso in traffici di piccoli commerci e di persone in cerca di un senso da dare alla giornata. Il Grande Raccordo Anulare è a un passo e vomita traffico dalle sue rampe di uscita sulle due consolari. Proprio al centro di Torre Maura, uno scampolo di terreno agricolo resiste da sempre ai palazzinari e di questo ci parla Lino, ormai celebrità del luogo, che ci racconta che lui, a Torre Maura, è nato alla fine degli anni ’50, quando intorno c’era solo campagna e il padre arrotondava lo stipendio fisso coltivando il piccolo podere da cui partiva, con l'Ape, la frutta e la verdura, per raggiungere il banchetto al vicino mercato, con il suo raccolto a Km. 0. Lino racconta la trasformazione veloce del quartiere, con le case abusive che nascevano durante la notte e i fine settimana ad opera degli immigrati abbruzzesi e campani venuti a Roma per trovare lavoro. Lino ci dice anche che sta per cedere ai palazzinari quello scampolo di terreno dove ancora si coltiva e si fanno progetti come Gigli e Giglioli curato da associazioni no profit locali in collaborazione con l’Orto Botanico della vicina Tor Vergata. Nessuno, soprattutto l'amministrazione capitolina, capisce quel fazzoletto verde sfuggito per caso alla speculazione, ora vincolato come “verde servizi” per diventare un parco ... che non vedrà mai la luce. Resistere ancora ostinatamente alla trasfomazione edilizia anche l'Orto botanico dell'Università di Tor Vergata, giardino botanico fondato alla fine del 2007 insieme al Centro per la conservazione del germoplasma del dipartimento di biologia, con la missione di preservare la biodiversità genetica e garantire la sopravvivenza delle collezioni di semi.