La Tenuta Massara
Una volta qui era tutta campagna. A due passi dall'uscita del GRA, percorrendo Via Trionfale nel tratto che costeggia la linea ferroviaria Roma Viterbo, fra le stazioni di Ottavia e San Filippo Neri, ad un certo punto appare, sul lato destro in direzione di Roma, un maestoso portale con capitelli in marmo dal quale due filari di pini guidano lo sguardo verso il casale della Tenuta Massara, raggiungibile dalla parte opposta lungo via Casal del marmo. Il portale affaccia sul sedime ferroviario, un tempo separato dalla strada attraverso un passaggio a livello, mentre oggi la ferrovia taglia fuori questo luogo dal resto del mondo. Il vecchio casale, ora abbandonato, ma attivo fino agli anni '70 del novecento, si trova su terreni che furono di proprietà della Chiesa, poi acquistati all’inizio del ‘900 dai Massara, famiglia di origine calabrese, per realizzarvi un complesso architettonicamente molto pregevole di edifici rurali e una grande villa padronale. La tenuta ospitava una ventina di famiglie e più di 300 capi di bestiame e divenne in breve tempo un modello di efficienza, meritevole di un premio speciale assegnato dal regime fascista dopo la visita dello stesso Mussolini. I terreni sono tutt'ora privati ed al momento è inibito l'ingresso alla proprietà, anche se da tempo i residenti chiedono di trasformare la zona in parco pubblico. Sarebbe davvero il caso di restituire alla cittadinanza un esempio così bello di architettura raffinata in mezzo alla Campagna. “La favola Coppedè in mezzo ai campi sta marcendo come una scenografia di Cinecittà sotto la pioggia” è invece l’amara constatazione di Sacro GRA, il documentario diretto da Francesco Rosi nel 2013 che ha riscoperto il luogo.